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La galleria degli ex voto al santuario della Consolata di Torino: un pezzo di storia della città per immagini

Un viaggio iconografico nella storia popolare di Torino da fine Milleseicento ai tempi moderni in un’atmosfera surreale che profuma di incenso e di mistico. Centinaia di dipinti rappresentano una Torino che forse non c’è più documentando, inconsapevolmente, usi e costumi tra i secoli.

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Se vi capita di trovarvi nel cuore di Torino, in piazza della Consolata, soffermatevi per una visita all’interno della chiesa per osservare centinaia di dipinti votivi appesi alle pareti della galleria. Così facendo vi immergerete in un mondo che non esiste più e visiterete la Torino più profonda attraverso un tour iconografico.

È stato detto (e probabilmente a ragione) che gli ex voto dentro la Consolata compongono la più vasta collezione in materia.

L’atmosfera che si respira nelle sale interne al santuario che ospitano gli ex voto è suggestiva e particolare. Gli ex voto sono raffigurazioni pittoriche commissionate e depositate all’interno della chiesa che, come fotografie istantanee, ritraggono le scene salienti dove le persone graziate si sono trovate in difficoltà, in pericolo di vita.

Nei quadretti sono raffigurate sale operatorie, tram, incidenti stradali, incendi, crolli di balcone, tribunali, scene di guerra, carri, auto, biciclette, terremoti, alluvioni, fiumi e altro ancora. In tutti i dipinti l’elemento imprescindibile, onnipresente è lei: la Consolata.

Alcune curiosità: l’ex voto più antico, datato 1670,  sembra essere quello di Antonia Margherita Nobenasca, moglie di un mercante di Savona che fu tormentata per nove anni dal diavolo.

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Uno dei più recenti datato 1978 è stato portato alla Consolata da una persona che è riuscita a liberarsi dalla droga e che è diventata poi medico

Nino Defilippis corridore ciclista compare in una foto dopo aver dedicato alla Madonna una delle sue più belle vittorie.

Nel 1940, quando Torino era sotto i bombardamenti, gli inquilini di via Priocca si affrettarono a mandare il loro quadretto.

Gli ex voto sono oltre duemila e molti si trovano ancora nel sottosuolo della chiesa.

In una delle sale che custodiscono gli ex voto, ci sono sei confessionali con i sacerdoti che aspettano dentro i fedeli e nella stessa galleria spicca sopra la volta una nave che rievoca una liberazione dai corsari del 1700.

Tra le raffigurazioni c’è quella di Paolo Sacchi che ricorda lo scoppio della polveriera nel 1852.

Alla vigilia della seconda guerra mondiale attorno al santuario esistevano ancora cinque botteghe di artisti che producevano, ciascuna, circa mille ex voto l’anno.

Il santuario della Consolata è la chiesa che nel corso dei secoli i torinesi e i devoti hanno dedicato alla Patrona della diocesi e della città.

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L’attuale edificio, elevato nel 1906 alla dignità di Basilica Pontificia da papa Pio X, risale al Guarini e al Juvarra (secolo XVII – XVIII) e tra il 1899 e il 1904 è stato ampliato dal Ceppi con quattro cappelle laterali. Il campanile è in stile romanico e risale all’anno 1000. Secondo la tradizione la devozione alla Consolata risale al V secolo. Entrando nel santuario si nota subito la ricchezza dello stile barocco e nel vano inferiore è la primitiva chiesa di Sant Andrea.

Sul luogo del ritrovamento del 1104 fu ricostruita la Cripta delle Grazie già eretta da re Arduino nel 1014.

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