Ci sono storie che sembrano essere fatte proprio per essere raccontate a Natale e che non potrebbero che essere dedicate a chi crede che sia ancora possibile regalare speranza.
Torniamo indietro per un breve viaggio nel tempo, nel 1955, un anno non molto luminoso: la politica internazionale sembra incapace di trovare un assetto geopolitico stabile, si dimette Churchill da Primo Ministro del Regno Unito, in settembre un colpo di stato militare destituisce il Presidente Peron in Argentina.
Scompare James Dean in un tragico incidente stradale, mentre Rosa Parks, rifiutando di cedere il posto a un bianco su un bus pubblico, sia avvia negli USA a diventare uno dei simboli del “Movimento per i diritti civili”.

A Torino un freddo autunno accompagna la città alla fine di un anno che ha visto crescere di importanza la sede RAI di Via Verdi: il monoscopio ha ancora stampigliata sul fondale la Mole, che verrà presto abbandonata perché alta e affusolata, in schermi bassi e larghi.
Proprio a Torino, il Direttore de “La Stampa” Giulio De Benedetti, il 17 dicembre decide di lanciare una nuova rubrica, «Specchio dei tempi» nella pagina di cronaca di Torino.
Due lettere, una di un padrone di casa, l’altra di un pensionato, sono i primi frammenti di vita e di umanità raccontati e collegati da un sottile filo, composti in un grandissimo puzzle di sentimenti che negli anni si è consolidato e che caratterizza il quotidiano torinese, che ancora oggi riserva uno spazio alla rubrica, dopo oltre sessant’anni.

Una sezione del giornale riservata ai lettori che scrivono pareri, raccontano esperienze, denunciano situazioni di disagio o addirittura ingiustizie e storture e cattivo funzionamento di enti e uffici pubblici o privati. Nel tempo si è però pian piano consolidata una seconda anima della rubrica, un’onda attiva di solidarietà dei lettori che, sensibilizzati dalla cronaca o dalle lettere, offrono un aiuto concreto a chi si trova in difficoltà.
Dal 1982 la rubrica si è trasformata in un progetto bello e ambizioso trasformandosi in «Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi», che dal 1998 è iscritta nel registro delle Onlus (Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale).
Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere e l’onore di parlarne con Angelo Conti, Consigliere di amministrazione Fondazione La Stampa-Specchio dei tempi e vero e proprio “Deus ex machina” della Fondazione, cercando di capire meglio come si muove l’incredibile macchina organizzativa della solidarietà.

Ne è venuto fuori un racconto ricco di spunti, riflessioni e soprattutto di conoscenza: una girandola di progetti, iniziative sociali, programmi di assistenza a persone, famiglie, comunità, popolazioni colpite da sciagure individuali o calamità. E soprattutto un’idea più chiara di un veicolo di solidarietà ormai entrato a far parte della tradizione stessa della città. Nella sua lunga storia «Specchio dei tempi» è stato il veicolo scelto spontaneamente ogni anno da decine di migliaia di lettori e cittadini per scrivere ognuno a suo modo e secondo le sue possibilità la parola solidarietà.
E’ materialmente impossibile raccontare tutte le iniziative cittadine, regionali, in Italia ed all’estero che portano la firma della Fondazione, ma qualcuna colpisce particolarmente e val la pena di illustrarla con qualche parola in più.
La “Tredicesima dell’amicizia” e “Un tetto per chi soffre”
Descriviamo con le parole dello stesso Conti: “La Tredicesima dell’amicizia” è il regalo dei lettori de La Stampa agli anziani più poveri, più soli e più disperati. Quarantuno edizioni, 67.546 aiuti consegnati, una raccolta pari a circa 24,5 milioni di euro (attualizzata ad oggi). Sta in queste cifre il miracolo delle Tredicesime dell’Amicizia. Nate nel 1976 da una richiesta della leggendaria suor Pierina (ancora attiva oggi nei quartieri più degradati della città) e recepita da un giornalista de La Stampa, è stato un appuntamento che Specchio dei tempi ha riproposto ogni anno. Senza mai fallire i suoi obiettivi.
Il primo assegno fu, nel 1976, di 30.000 lire, versato a trenta anziani. Una cifra che oggi pare piccolissima ma che allora consentiva di acquistare il carbone per tutto l’inverno. Oggi il contributo è salito a 500 euro. E, con il passare del tempo, il numero degli anziani beneficiati ogni anno ha superato quota 2000.
“Un tetto per chi soffre” permette ai lettori de La Stampa di essere utili a circa 3300 famiglie torinesi in difficoltà pagando per loro l’affitto del mese di luglio. L’iniziativa nel 2016 è arrivata alla terza edizione e promette in futuro nuovi sviluppi.
La ricostruzione
Tante le sottoscrizioni lanciate negli anni per le catastrofi naturali e perla ricostruzione: del crollo nel bacino del Vajont, al terremoto in Friuli, dal terremoto in Irpinia (a Lioni, è tuttora in funzione il «Villaggio Specchio dei tempi»), all’alluvione in Piemonte del ’94 (rimane ancora oggi la più alta raccolta in una sottoscrizione non televisiva), dal terremoto in Umbria, all’alluvione 2000 in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia. Sino ai più recenti interventi internazionali in India, Thailandia e Sri Lanka dopo lo tsunami (2005) e in Abruzzo dopo il terremoto (2009). Recentemente la Fondazione ha sottoscritto il contratto finale per la costruzione del blocco scuole definitivo ed antisismico di Arquata del Tronto, il comune ascolano distrutto dai recenti terremoti in Centro Italia.

Bellissima la storia della scuola di Namche Bazaar,(Nepal) a quasi 4000 metri di altezza, sulle pendici dell’Everest, nel massiccio dell’Himalaya, che ha riaperto i battenti nel settembre scorso, a 16 mesi dal terremoto che l’aveva distrutta, permettendo ai 155 bambini delle elementari e delle medie di ritornare in aula. La ricostruzione è stata completamente realizzata dai lettori de La Stampa attraverso la Fondazione Specchio dei tempi.
I progetti internazionali
Tantissimi i progetti, in varie aree del mondo. In particolare colpisce quanto è stato possibile fare nello Sri Lanka. A seguito dello Tsunami del 2005 la Fondazione era intervenuta ricostruendo tre scuole grazie alla solidarietà dei lettori della Stampa e realizzando un Medical Center con annesse case famiglia. Il Medical Center, gestito da monaci buddisti con un supporto della Fondazione, si è trasformato in una casa protetta per le bimbe che i tribunali cingalesi sottraggono alle famiglie, dopo episodi di violenza o di abbandono, purtroppo molto frequenti nel paese.


