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Se chiudo gli occhi e lascio che il tempo mi scivoli addosso, vedo un punto lontano nel passato: 6 luglio 2021. Un sipario che cala, dolcemente, su un viaggio iniziato 1333 giorni prima, dentro il cuore antico del Piemonte, in cui le truppe dei Visigoti comandate da Alarico furono sconfitte dai Romani, all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Lì, tra ambientazioni neogotiche e sogni da forgiare, ho sussurrato per la prima volta un claim che sarebbe diventato una promessa, un orizzonte da inseguire:

“Imparare ad innovare”

Non l’ho mai tradito. Mai.

Quattro anni, quasi. E dentro, un’infinità di istanti densi, spinti dal vento del lavoro incessante, nutriti da incontri, da scommesse vinte e perse, da slanci di intuizione e fatica. È stata una vita intera compressa in un battito d’ali, un tempo lungo quanto serve per diventare qualcun altro, senza quasi accorgersene. L’ultimo anno e mezzo, poi, è stato il più intenso. La direzione operativa non è una stanza d’ufficio: è un ponte sospeso tra ciò che immagini e ciò che puoi costruire davvero. È lì che ho imparato la geometria delle scelte, l’arte di restare in piedi anche quando il peso delle responsabilità si fa macigno.

Potrei riempire pagine e pagine di inchiostro e bit, provando a raccontare la meraviglia di questi giorni febbrili. Potrei dirvi dell’emozione di dare forma a una scuola, di darle un’anima, di sussurrarle all’orecchio che poteva essere grande, che doveva esserlo. Potrei raccontare il senso profondo di una missione: offrire un’alternativa, un sentiero diverso, a chi non ha mai voluto restare seduto in una stanza a imparare il mondo dalle pagine di un libro. A chi ha sempre voluto “mettere le mani in pasta”, sentirne la sostanza tra le dita. Ho combattuto per questo. Ho difeso un’idea di crescita, per una scuola che ha il torto di portare un nome sfortunato, uno di quelli che evocano destini minori, quando invece custodisce rivoluzioni silenziose.

E dentro questa rivoluzione ho voluto un’anima nuova: un umanesimo digitale, un’educazione che non sia solo sapere ma anche futuro, non solo regole ma anche visione. Non mi sono mai sottratto alla tempesta. Ho fatto scelte difficili. Alcune hanno lasciato segni, altre mi hanno reso fiero. Ogni cosa ha avuto un prezzo. Ogni cosa ha avuto un senso.

Venerdì chiudo questa esperienza. Chiudo una porta, non il cuore. Lascio un pezzo di me in questa Fondazione, sperando che continui a crescere, a diventare ciò che merita di essere.

E poi, prima di parlare delle persone, un pensiero speciale va a chi mi ha scelto. A chi, in un momento preciso del tempo, ha creduto in me e ha affidato nelle mie mani qualcosa di prezioso. A loro sarò sempre grato per l’investitura, nonostante il tempo abbia trasformato i rapporti e rese evidenti certe differenze purtroppo gigantesche di approccio. Anche questo è stato un insegnamento: capire che, a volte, il rispetto per la strada percorsa insieme deve prevalere sulle distanze che il futuro crea.

E poi, poi ci sono loro. Le persone. Quelle che ho incontrato lungo la strada, che mi hanno dato energia quando pensavo di averne finita, che mi hanno sorpreso, che mi hanno regalato lampi di bellezza. Anche le delusioni, anche quelle tremende, hanno avuto il loro posto in questo viaggio.

Perché non tutto funziona come vorresti. Ma questo è il punto: il domani è fatto per chi vuole ancora tentare. Per chi ha dentro la voglia di nuovi traguardi, di strade non battute.

L’innovazione è nulla, se non si trasforma in progresso. Se resta esercizio di stile, sterile, affascinante ma vuoto, diventa un gioco pericoloso. Deve essere linfa, deve essere slancio. Deve servire a qualcosa, a qualcuno.

Grazie. A chi mi ha incitato, ogni giorno. A chi ancora lo fa, dal primo bagliore del mattino alla lunga ombra della notte. A chi resta saldo nella propria coerenza, senza cedere alle mode del momento, senza farsi travolgere da nuove bandiere, ma scegliendo di essere fedele al proprio pensiero. Grazie, di cuore.

Ora mi attende il mare aperto. Nuovi venti da interpretare, nuove rotte da disegnare, orizzonti da scrutare con occhi pieni di attesa. La prua si volge verso un domani ignoto e affascinante, e io, con il cuore saldo al timone, so che il viaggio è appena ricominciato.

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