Spesso durante le mie lezioni, oppure nelle chiacchierate con partner che vogliono progettare la loro comunicazione digitale, parlo della rivoluzione dei diritti Creative Commons.
Una rivoluzione copernicana in una società che se da una parte è sempre pronta a copiare, dall’altra non è in grado di proteggere correttamente le opere di ingegno e di creatività.
Le licenze Creative Commons sono una via di mezzo tra il copyright completo di un’opera e l’utilizzo di pubblico dominio (public domain).
L’autore di un’opera decide quindi quali diritti riservarsi.

Ed in questi anni è stato possibile utilizzare tanto materiale, soprattutto in rete, proprio grazie a questa innovativa e “sociale” politica dei diritti.
Posso ad esempio permettere di utilizzare la mia opera, ma solo se identica a se stessa, quindi non permettendo modifiche o rielaborazioni, oppure non permetterne una distribuzione commerciale o renderla invece di Pubblico dominio, ossia completamente libera.
E’ notizia di questi giorni che il Metropolitan museum of art di New York abbia messo a disposizione dell’umanità, sul suo sito web, 375 mila immagini, una collezione che abbraccia tutta la produzione artistica e artigianale della storia umana, dalla preistoria ad oggi.
Da produzioni artistiche di idoli mesopotamici di millenni fa a tele di Monet, Van Gogh, Picasso e sculture di Boccioni.

Come già la British library e la New York Public library, il Metropolitan museum ha donato tutto nel 2014 per scopi didattici e, dal 2017, ne consente libero utilizzo.
Loic Tallon, responsabile MET per le politiche digitali, ha dichiarato: “Nella nostra era digitale, il pubblico del museo non sono solo i 6,7 milioni di persone che lo hanno visitato l’anno scorso, ma anche gli oltre tre miliardi che hanno un accesso a internet in tutto il mondo”.

Come ripete con forza l’amico Rudy Bandiera: “Condividi et impera!”
Ma quale uso farne?
- Senza dubbio ammirare la collezione, sul sito web del MET
- L’utilizzo è consentito anche a scopo commerciale, senza citare la fonte, perché non ci sono diritti d’autore. E allora si tratta soltanto di far correre la fantasia, facendosi venire un’idea. Magari scaricando e stampando le opere per farne una mostra o ancora, stampando su oggetti alcune di queste immagini.
- Far correre la notizia, con un passaparola digitale degno di questa operazione