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Spesso accade che la rilettura di pagine di storia riporti a cercare gli aspetti più insoliti, lasciando spazio alla fantasia.

Si racconta che sotto le acque della diga del Moncenisio vi siano i resti di un antico monastero che servì per dar ristoro ai viandanti che dalla Francia arrivavano in Italia. Fin qui non vi sarebbe nulla di particolarmente insolito, ma lassù ad oltre duemila metri di quota, su un valico spazzato dalle tormente di neve, i monaci oltre alle loro funzioni religiose si dice avessero anche un altro compito: erano degli 007 al servizio di Napoleone. E la loro attenzione si doveva concentrare sui personaggi importanti che potevano transitare, ascoltare i loro discorsi ed informare la polizia.

Fu vera Gloria? Ai posteri l’ardua sentenza!

Frase celebre di Manzoni che ha rimandato a noi il giudizio di questo grande e celebre personaggio.

Napoleone studiò, crebbe, combattè e  conquistò mezza Europa. Ma a lui non bastava. Nel 1804 si nominò imperatore dei francesi e il Papa in persona andò sino a Parigi per incoronarlo.

E dal 1800 al 1814 Torino fu una città francese; la lingua ufficiale dell’amministrazione e dell’istruzione divenne il francese, molte vie ebbero nomi di personaggi legati alla rivoluzione o agli ideali di questa, la ghigliottina, eretta in piazza Carlo Emanuele (piazza Carlina), sostituì il ceppo ed il capestro, la città e la regione fornirono coscritti agli imperiali.

Napoleone regalò a Torino, ed al Piemonte, importanti progetti di sistemazioni viabili, tra cui emergono molti progetti: i disegni dei grandi viali di circonvallazione, sul sedime dei bastioni abbattuti. In realtà però realizzò nella città un solo intervento: la costruzione del ponte sul Po, completato nel 1813, sull’asse di via Po, in sostituzione del pre-esistente ponte in legno.

Primo ponte in pietra della città, a cinque arcate ellittiche di 25 metri ciascuna, impostate al pelo delle basse acque, lungo 150 metri e largo 12,90 (carreggiata di 8,30 e due marciapiedi di 2,30 ciascuno), fu voluto proprio da Napoleone, che, tornando nel dicembre 1807 da un viaggio nelle province venete, si soffermò tre giorni a Torino, dal 26 al 28, ed intuì subito l’importanza di stabilire una comunicazione sicura attraverso il maggior fiume d’Italia, in luogo del vetusto e degradato ponte in legno e mattoni da lui attraversato, risalente al 1405, che rispondesse alle esigenze del commercio ed alla convenienza del decoro della città, per cui emanò il decreto imperiale di costruzione il 27:

Napoléon Ier Empereur des Français et Roi d’Italie, Protecteur de la Confédération du Rhin, Médiateur de la Confédération Suisse, toujours grand dans la paix et dans la guerre, par son décret du 27 Décembre de l’an 1807, a accordé à sa bonne ville de Turin un pont en pierre sur le Po.

Secondo una leggenda pare possa essere nascosto un tesoro “inestimabile” nel terzo pilastro del ponte che da duecento anni varca il Po da piazza Vittorio. Costruito fra il 1810 e il 1813, su decreto di Napoleone Bonaparte del 27 dicembre 1807, conserva in fondazione un cofano con 79 medaglie d’oro, argento e bronzo, più un metro in argento massiccio. È quanto segnala Alessandro Puato, instancabile ricercatore di memorie napoleoniche torinesi. In una città che finora ha dimenticato l’anniversario, ricorda lavori che due secoli fa la dotarono di un’opera di alta ingegneria, arricchita da una collezione numismatica di rango imperiale. La depose nella fondazione il governatore Camillo Borghese, fra le ore 10 e 12 di giovedì 22 novembre 1810, quando in una Torino in festa cementò la prima pietra.

Settantanove medaglie preziose, coniate per celebrare le vittorie di Napoleone, più dieci monete di più recente conio. Si aggiunsero due targhe commemorative e una copia in argento del metro di Parigi, contenute in un tubo di vetro. Il tutto fu chiuso in una cassa di cedro, sigillata nella muratura.

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