Carissime amiche e carissimi amici di The Light Canvas, in attesa del concerto “Piano Solo” che vedrà Stefano Bollani giovedì 19 maggio 2016 alle ore 21, protagonista nell’incantevole contesto della Palazzina di Caccia di Stupinigi, vi racconto del concerto che Stefano Bollani ha tenuto qualche giorno fa per il festival Jazz di Basel ‘OffBeat’.
Devo ammettere che sono uscita galvanizzata da questa esperienza. E così tutto il pubblico.
Non è stato un “semplice” concerto, bensì uno spettacolo a 360°, divertente e trascinante, toccante e quasi mistico allo stesso tempo. Eh sì, perché Bollani lo ha annunciato subito, appena si è seduto al pianoforte: avrebbe dedicato questo concerto a un’orchestra. Una orchestra molto speciale, composta da artisti come David Bowie, Prince… insomma, ci siamo capiti: una orchestra davvero di un’altra dimensione.
E così è stato.
Bollani si è diviso tra piano e tastiera ed è stato impressionante. Non era lui a suonare gli strumenti, erano gli strumenti che sembravano parlare attraverso di lui e attraverso tutto il suo corpo. Sembrava davvero essere posseduto in ogni sua cellula dalla Musica e i movimenti del capo, delle mani, di tutto il suo corpo ci parlavano di una totale e totalizzante sintonia tra materia e spirito. Vi racconto solo i due momenti che per me sono stati esemplari di questa performance geniale. La prima è stata a metà concerto, quando Bollani ha reinterpretato una versione di “I will survive” di Gloria Gaynor. Non solo virtuosismi (mai eccessivi e fini a se stessi) e ritmi incalzanti e contrapposti tra binario e ternario con una maestria da lasciare a bocca aperta, ma anche una interpretazione molto poetica, giocata tutta sul registro più acuto del pianoforte, che diventava mano a mano rarefatta e sussurrata, ripetuta e ripetuta in modo ipnotico. Una sorta di preghiera e di omaggio a questi “Grandi”a cui aveva indirizzato il proprio saluto a inizio concerto. Brivido puro. E pensare che era una “prima” assoluta. Secondo momento memorabile quello dei (ripetuti) bis. Giocando con il pubblico, Bollani ha chiesto quali brani avremmo voluto ascoltare ancora. I suggerimenti sono piovuti da ogni dove: da ‘Round Midnight’ a ‘maledetta Primavera’ passando per ‘Bella Ciao’ in versione Paolo Conte che è diventato il vero tormentone della serata, visto che il folto pubblico di noi Italians non si è tirato certo indietro e si è messo a intonare coretti, tanto da guadagnarsi la proposta di accompagnare Bollani nella prossima tournèè.

Al termine dello spettacolo, noi di Italians in Basel non ci siamo fatti scappare l’occasione di intervistare Bollani e, elusa ogni – inutile – sorveglianza dello staff di Jazz Basel abbiamo avuto modo di fare qualche riflessione con Bollani sulla Musica in generale e su quella classica e jazz in particolare. Che dire? Il Jazz e il modo di porsi dei musicisti jazz è molto diverso da quello dei musicisti classici: libertà, improvvisazione, creazione e scambio con il pubblico e con gli altri musicisti. Ben altra cosa dalle sale da concerto ingessate e, permettetemelo di dire, bacchettone, dei concerti di “Classica” durante i quali si è messi alla gogna se si applaude al momento sbagliato.

Ma volete mettere? Ascoltare ottima musica, partecipare e, perché no? Bersi pure un ottimo calice di vino (il concerto era ospitato dalla Vineria Delinat nella zona industriale di Basel).
Concludo con il messaggio che Bollani ha rivolto al nostro gruppo: “Italians in Basel: divertitevi!”
E noi proprio questo vogliamo fare.
Joy, in Spite of Everything.
La Musica, l’Arte ci salveranno.
Buon concerto a tutti alla Palazzina di Caccia di Stupinigi
giovedì 19 maggio 2016, ore 21
“Piano Solo” – Stefano Bollani