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Poche settimane fa, un po’ per gioco, un po’ sul serio, ho scritto un articolo su quello che per molti sembra essere stato il fenomeno mediatico e social dell’estate del 2016: Gianluca Vacchi.

E mentre ragionavo sui numeri social in costante incremento e provavo ad analizzare il comportamento dei suoi fan, il meccanismo perverso che li porta ad idolatrare uno stile di vita (social) fatto di lusso e di belle donne, mi arriva sullo schermo una dichiarazione di Briatore:

“Il ricco vuole tutto e subito. Io so bene come ragiona chi ha molti soldi: non vuole prati né musei ma lusso, servizi impeccabili e tanta movida”.

Immediate le polemiche, che hanno subito bersagliato su Twitter Briatore.

 Otranto

Briatore non è sicuramente il mio modello di riferimento, ma a pelle mi è sempre stato simpatico e sono convinto che possieda l’importante dote di chi sa cosa vuole dal mondo: conosce il suo mercato.

Nel corso dell’incontro ‘Prospettive a Mezzogiorno’ a Otranto, Briatore ha presentato lo “sbarco” del Twiga, locale extra lusso del marchio Bilionaire Lifestyle, stabilimento balneare ma anche discoteca e ristorante, in costruzione sulla costa a nord di Otranto.

Dopo aver criticato aspramente la politica turistica del governo, ha sentenziato:

“Ci sono persone che spendono 10-20mila euro al giorno quando sono in vacanza, ma a questi turisti non bastano cascine e masserie, prati e scogliere: vogliono hotel extralusso, porti per i loro yacht e tanto divertimento”.

Non posso dire di non aver avuto un serio moto di irritazione leggendo quelle parole.

E’ vero, come dice il manager cuneese, che in una regione turistica ci vogliono innanzitutto vie di comunicazione, infrastrutture e una fitta rete di locali e luoghi di divertimento, ma non è possibile ignorare che turisti con portafoglio “senza licenza di uccidere” ce ne sono molti di più e probabilmente preferiscono per ovvie ragioni a locali come il suo, la tanto criticata rete di alberghi a tre stelle.

01_Evelina-Christillin_2

Ad Aprile, alla chiusura degli Stati Generali del Turismo, Evelina Christillin (Presidente dall’ottobre del 2015 dell’ENIT) aveva dichiarato:

Dobbiamo andare verso Est, in Cina, India, nei Paesi del Golfo, in Corea. La capacità di spesa dell’europeo è mediamente più bassa. Per aumentare il livello del turismo, non necessariamente bisogna fare leva semplicemente sui numeri, ma serve aumentare il fatturato e cambiare il mix dei turisti.

Ma come, anche lei pensa a turisti più ricchi?

Piano piano, maliziosamente, si è fatto strada un tarlo: non avrà forse ragione lui?

Quali politiche turistiche stiamo adottando? A quale modello turistico ci stiamo ispirando? Anche la Christillin ha in testa un modello che punta all’aumento del fatturato, a turisti più ricchi.

Di base, sconsolante è il panorama comunicativo in cui ci muoviamo: al momento non sembra esserci un coordinamento capace di far risaltare le bellezze che il mondo ci invidia e ogni giorno ci ritroviamo davanti a politiche di cattiva gestione del patrimonio culturale ed artistico.

E se dobbiamo far riferimento alle campagne digitali apparse in estate, forse qualche riflessione in più potrebbe aiutare.

Avete mai avuto modo di osservare la campagna ENIT che abbinava le medaglie olimpioniche italiane alle specialità enogastronomiche dei rispettivi luoghi di origine. Una cosa che forse neanche il Franco Califano di Fiorello avrebbe potuto ideare…

Ma ve lo immaginate il ricco turista asiatico, che preso durante le olimpiadi da una irrefrenabile voglia di Italia, consulta su twitter i profili social di Enit e scopre che sarà uno spasso poter assaggiare il Bollito Misto che ha scoperto grazie ad una brutta foto che celebra una medaglia italiana?

Bollito

E se avesse ragione Briatore?

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