Numerose sono leggende popolari che circondano l’Abbazia di Vezzolano (Albugnano – ASTI).
Una di queste ne attribuisce l’edificazione alla volontà imperiale di Carlo Magno: si narra infatti che questi sia caduto vittima di una grave infermità mentre stava cacciando nei boschi presso Albugnano; colto nel delirio dall’orrenda visione di scheletri umani usciti dalle loro tombe, presagio di una morte prematura, chiede l’intercessione della Madonna; superata la malattia Carlo Magno avrebbe disposto l’edificazione dell’abbazia in ringraziamento alla Vergine.
La vicenda risulterebbe raffigurata in una delle quattro parti del più importante affresco di Vezzolano, situato nel chiostro. Un’altra leggenda riguarda Carlo VIII re di Francia, che, ammalatosi mentre era ospite intorno al 1500 dei Solaro di Moncucco, sarebbe stato curato e guarito dai canonici di Vezzolano.
In segno di riconoscenza il re avrebbe concesso lo scudo rosso con i tre gigli oro, divenuto oggi stemma del comune di Albugnano; la cittadinanza, a sua volta riconoscente, avrebbe immortalato la vicenda nel trittico situato sopra l’altare di Vezzolano dove figurano lo scudo rosso gigliato oro accanto alla figura che viene interpretata come quella di Carlo VIII.
La tradizione gastronomica albugnanese riporta che il piatto forte consumato quotidianamente dai canonici di Vezzolano e dai loro ospiti era la storica “bagna cauda dell’abate”, che, a differenza di quella tradizionale piemontese, non faceva uso di aglio.