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Il Santuario della Consolata, o secondo la denominazione ufficiale, Chiesa di Santa Maria della Consolazione, è uno dei luoghi di culto più antichi di Torino.

Dedicato a Maria, invocata con il titolo di “Consolatrice” è considerata il più importante santuario della città e dell’Arcidiocesi di Torino, oltre che un vero capolavoro del barocco piemontese.

Alla sua costruzione si dedicarono grandi nomi dell’architettura, quali Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Carlo Ceppi. Proprio visitando il Santuario torinese della Consolata, si può notare sulla parete esterna una targa in cui si segnala un proiettile di mortaio incastrato nella costruzione e si ricorda l’assedio di Torino.

Ma… L’assedio avvenne nel 1706, ma la targa riporta erroneamente il 1704 come anno dell’assedio; pur avendo la possibilità di correggere la data, si decise di lasciarla così come si può leggere ancora oggi.

L’assedio di Torino ebbe luogo nel maggio 1706 durante la guerra per la successione al trono di Spagna. Oltre 44.000 soldati franco-spagnoli accerchiarono la cittadella di Torino fortificata difesa da circa 10.500 soldati sabaudi che combatterono strenuamente fino al 7 settembre, quando l’esercito a difesa della città comandato dal Principe Eugenio e dal duca Vittorio Amedeo II costrinse i nemici a una precipitosa ritirata.

L’assedio durò centodiciassette giorni, nel corso degli avvenimenti bellici conosciuti come “guerra di successione spagnola”, a conclusione della quale, con la firma del Trattato di Utrecht del 1713 e Rastadt dell’anno successivo, Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, divenne il primo re della sua dinastia.

Sono molte le “cicatrici”, i colpi di mortaio ancora visibili nelle pareti delle costruzioni di Torino, come ad esempio in alcune zone del porticato di Piazza San Carlo.

Tornando alla Consolata, molto interessante è la galleria degli ex voto: un pezzo di storia della città per immagini

Un viaggio iconografico nella storia popolare di Torino da fine Milleseicento ai tempi moderni in un’atmosfera surreale che profuma di incenso e di mistico. Centinaia di dipinti rappresentano una Torino che forse non c’è più documentando, inconsapevolmente, usi e costumi tra i secoli.

Se vi capita di trovarvi nel cuore di Torino, in piazza della Consolata, soffermatevi per una visita all’interno della chiesa per osservare centinaia di dipinti votivi appesi alle pareti della galleria. Così facendo vi immergerete in un mondo che non esiste più e visiterete la Torino più profonda attraverso un tour iconografico.

È stato detto (e probabilmente a ragione) che gli ex voto dentro la Consolata compongono la più vasta collezione in materia.

L’atmosfera che si respira nelle sale interne al santuario che ospitano gli ex voto è suggestiva e particolare. Gli ex voto sono raffigurazioni pittoriche commissionate e depositate all’interno della chiesa che, come fotografie istantanee, ritraggono le scene salienti dove le persone graziate si sono trovate in difficoltà, in pericolo di vita.

Nei quadretti sono raffigurate sale operatorie, tram, incidenti stradali, incendi, crolli di balcone, tribunali, scene di guerra, carri, auto, biciclette, terremoti, alluvioni, fiumi e altro ancora. In tutti i dipinti l’elemento imprescindibile, onnipresente è lei: la Consolata.

Alcune curiosità: l’ex voto più antico, datato 1670,  sembra essere quello di Antonia Margherita Nobenasca, moglie di un mercante di Savona che fu tormentata per nove anni dal diavolo.

Uno dei più recenti datato 1978 è stato portato alla Consolata da una persona che è riuscita a liberarsi dalla droga e che è diventata poi medico

Nino Defilippis corridore ciclista compare in una foto dopo aver dedicato alla Madonna una delle sue più belle vittorie.

Nel 1940, quando Torino era sotto i bombardamenti, gli inquilini di via Priocca si affrettarono a mandare il loro quadretto.

Gli ex voto sono oltre duemila e molti si trovano ancora nel sottosuolo della chiesa.

In una delle sale che custodiscono gli ex voto, ci sono sei confessionali con i sacerdoti che aspettano dentro i fedeli e nella stessa galleria spicca sopra la volta una nave che rievoca una liberazione dai corsari del 1700.

Tra le raffigurazioni c’è quella di Paolo Sacchi che ricorda lo scoppio della polveriera nel 1852.

Alla vigilia della seconda guerra mondiale attorno al santuario esistevano ancora cinque botteghe di artisti che producevano, ciascuna, circa mille ex voto l’anno.

Il santuario della Consolata è la chiesa che nel corso dei secoli i torinesi e i devoti hanno dedicato alla Patrona della diocesi e della città.

L’attuale edificio, elevato nel 1906 alla dignità di Basilica Pontificia da papa Pio X, risale al Guarini e al Juvarra (secolo XVII – XVIII) e tra il 1899 e il 1904 è stato ampliato dal Ceppi con quattro cappelle laterali. Il campanile è in stile romanico e risale all’anno 1000. Secondo la tradizione la devozione alla Consolata risale al V secolo. Entrando nel santuario si nota subito la ricchezza dello stile barocco e nel vano inferiore è la primitiva chiesa di Sant Andrea.

Sul luogo del ritrovamento del 1104 fu ricostruita la Cripta delle Grazie già eretta da re Arduino nel 1014.

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