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Il ventiquattrenne scrittore Vittorio Alfieri, rientrando in Italia dopo “anni di viaggi e dissolutezze”, prese una casa in Piazza San Carlo nel 1773, nella zona dell’ultimo tratto dei portici prima della chiesa di San Carlo, ed era dimora dei conti Avogadro di Collobiano: qui l’Alfieri scrisse, tra il 1774 e il 1777, le sue prime tragedie. Così scrisse il poeta astigiano:

« …provvistami in Torino una magnifica casa posta su la bellissima Piazza San Carlo, e ammobiliatala con gusto, mi posi a far vita da gaudente… »
(Vittorio Alfieri, “Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da se medesimo”)

In questa dimora, con i suoi compagni di Accademia, istituì una piccola società che si riuniva settimanalmente per “banchettare e ragionare su ogni cosa”, la “Societé des Sansguignon”, ispirandosi agli scritti di Voltaire.

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Nel corso della storia ha preso i nomi di piazza Reale, piazza d’Armi e poi, nel periodo napoleonico, place Napoléon. Dal 1618, è dedicata a san Carlo Borromeo, come una delle due chiese gemelle, il santo Arcivescovo di Milano che ebbe per la Sindone una particolare devozione. Emanuele Filiberto infatti fece portare il Sacro Lino a Torino nel 1578 per abbreviare il pellegrinaggio che, a piedi, Carlo Borromeo avrebbe dovuto condurlo a Chambéry per venerarlo.

In questa piazza, il 21 settembre 1864, si verificò uno degli eventi più tragici della storia di Torino, che in quei giorni aveva subìto la clausola (richiesta dalla Francia) del trasferimento della capitale d’Italia a Firenze. I torinesi scesero pacificamente in piazza per protestare contro la decisione del governo Minghetti, ma le forze pubbliche caricarono la folla per reprimerne la protesta: secondo alcune fonti, morirono 184 persone. A seguito degli avvenimenti, Il capo del governo  fu costretto alle dimissioni, ma la scelta di abbandonare la città era ormai presa e, nel 1865, Torino rinunciava ufficialmente al ruolo di capitale del Regno.

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Chiusa al traffico dal periodo dei lavori di ristrutturazione per le Olimpiadi del 2006, non tutti sanno che è oggetto di un progetto di illuminazione intelligente:  Laboratorio in piazza.

La piazza è stata dotata di tecnologie proprie delle smart city, come il Wi-Fi, e un’illuminazione “intelligente”, regolata in base ai parametri astronomici, a quelli di luminosità e alla presenza delle persone

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