È un Borgo antico quello che percorro: Vanchiglia!
Duemila anni di storia, dagli insediamenti dei celto-liguri taurini precedenti il Castrum Romano del 58 a.C., passando per lo sviluppo verso la confluenza del Po e della Dora tra il XVIII e il XIX secolo, costituito soprattutto da casette fatiscenti erette su terreni e viottoli paludosi, in cui l’acqua del fiume filtrava senza posa, tanto da venir denominata la contrada del moschino (zanzara) fino alla riqualificazione del quartiere fra gli anni 45 – 75 dell’800 con il visionario piano urbanistico dell’Antonelli.
Il quartiere crebbe, quindi, nella sua forma odierna, estendendosi contemporaneamente alla zona Vanchiglietta. La favorevole posizione centrale, e la vicinanza alle sedi dell’Università di Torino, hanno portato, sia Vanchiglia che Vanchiglietta, ad una graduale trasformazione in quartieri residenziali.
E mentre si cammina e ci si sofferma per queste vie, ci si accorge di un nuovo fervore che permea l’attività di questo Borgo: una voglia di rinascita ed affermazione di un nuovo spirito di vita.
Negli anni più recenti infatti, Borgo Vanchiglia si è affermato come uno dei poli propulsivi della creatività artistica e commerciale torinese. Alle botteghe artigiane, ancor presenti, si sono affiancate realtà artistico-culturali di diverso ambito, come l’architettura, il design, la scultura, la pittura, il teatro, la musica, il cinema.
E qui, poco distante dalla centralissima piazza Vittorio, mi imbatto in uno dei locali storici di Torino, il Caffè del Progresso, che occupa, guardacaso, tre piani dell’edificio progettato proprio dall’architetto Alessandro Antonelli, padre della Mole Antonelliana simbolo della città di Torino: si dice che realizzò la Mole, che dista circa 200 metri dall’edificio, dallo studio situato all’ultimo piano anche con l’ausilio di bandierine di segnalazione.
È un locale storico a Torino, che aveva avuto la sua primissima collocazione al piano commerciale di un altro edificio famosissimo dell’Antonelli: Casa Scaccabarozzi meglio conosciuta come fetta di polenta, storico ritrovo torinese di carbonari e rivoluzionari.
Troviamo un locale in linea con lo spirito del quartiere; un “contenitore di eventi”, ma anche ristorante e cocktail bar: tutto all’insegna dell’eleganza informale e dell’originalità.
I mattoni a vista e le luci soffuse lo rendono particolarmente suggestivo. Qui si può gustare un ottimo aperitivo, magari accomodati nel piccolo dehor sotto i portici di corso San Maurizio, o farsi trasportare dai ritmi dei djset, influenzati dalle piu’ recenti tendenze del clubbing internazionale: qui un tempo c’era il forno comunale del Borgo ancora oggi visibile nella forma originaria dell’epoca.
Al primo piano, per non farsi mancare nulla, c’è anche un ristorante di cucina regionale ed etnica, dove durante la bella stagione c’è la possibilità di consumare la cena sui balconcini dei famosi piani ammezzati di Antonelli che risiedono sotto il porticato , singolari nello stile e in quello che offrono.
Di Andrea Gautero